Tony Dallara
Nome d’arte del Maestro Antonio Lardera, questo il vero nome del cantante Tony Dallara, nasce a Campobasso. Ultimo di cinque figli, nasce in una famiglia dedita alla musica: il padre Battista in passato è stato corista alla Scala di Milano. Cresciuto a Milano, dopo la scuola dell’obbligo inizia a lavorare come barista. Poi inizia la professione di impiegato, ma presto la passione per la musica prende il sopravvento: inizia a cantare in alcuni gruppi, tra cui i “Rocky Mountains” (che cambiano poi il nome in “I Campioni”), con i quali si esibisce nei locali di Milano.
Tony in quel periodo è un grande ammiratore di Frankie Laine e del gruppo “The Platters”; è proprio al modo di cantare di Tony WIlliams (cantante dei “Platters”) che Tony si ispira, componendo canzoni con il tipico stile terzinato del gruppo.
In breve ottiene i primi contratti per serate retribuite: il primo locale di un certo significato è il “Santa Tecla”, dove si esibisce per duemila lire a serata (da dividere con il gruppo). Qui ha modo di conoscere e confrontarsi con altri emergenti della scena musicale milanese, tra cui Adriano Celentano.
Nel 1957 viene assunto come fattorino all’etichetta discografica “Music”: il boss Walter Guertler lo ascolta per caso cantare, si interessa e viene a sapere dell’attività parallela di Tony, come cantante; va ad ascoltarlo al Santa Tecla e propone a lui e al gruppo un contratto.
E’ in questa occasione che gli viene suggerito il nome d’arte di “Dallara”, in quanto Lardera è considerato un cognome poco musicale. La su attività procede ed incide su 45 giri uno dei cavalli di battaglia del gruppo, “Come prima”. Questa canzone – il cui testo è scritto da Mario Panzeri – era stata presentata al Festival di Sanremo nel 1955, senza però passare la selezione.
Il 45 giri di “Come prima” viene pubblicato alla fine del 1957: in breve tempo raggiunge il primo posto delle classifiche, rimanendovi per molte settimane. Venderà oltre 300.000 copie (record di vendita per quei tempi) e diventando di fatto uno dei pezzi simbolo della musica italiana degli anni ’50.
Oltre che alla bellezza oggettiva della canzone, parte del merito di questo successo va alla tecnica di canto di Tony Dallara: è a lui che si deve l’introduzione del termine “urlatori”, che identifica i molti cantanti che da lì in poi (e fino ai primi anni ’60) sceglieranno una tecnica interpretativa con voce ad alto volume, espressa in maniera disadorna e priva degli abbellimenti tipici del canto prettamente melodico.
Dal punto di vista musicale e canoro, Dallara si stacca quindi dalla tradizione melodica italiana di Claudio Villa, Tajoli, Togliani, collegandosi invece alle nuove tendenze di Domenico Modugno o Adriano Celentano.
Vola a New York: grazie al suo talento viene ingaggiato per cantare alla Carnegie Hall e di fare uno show insieme a Perry Cuomo; purtroppo deve tornare in Italia perché chiamato ad effettuare il servizio militare. Ad Avellino durante il CAR (Centro Addestramento Reclute) conosce il giovane pianista Franco Bracardi con il quale stringe amicizia ed una buona collaborazione.
Alla fine degli anni 50 Dallara pubblica molti 45 giri di successo: “Ti dirò”, “Brivido blu”, “Ghiaccio bollente”, “Julia”.
Nel 1959 gira anche due film: “Agosto, donne mie non vi conosco” di Guido Malatesta (con Memmo Carotenuto e Raffaele Pisu), e “I ragazzi del juke-box” di Lucio Fulci (con Betty Curtis, Fred Buscaglione, Gianni Meccia e Adriano Celentano).
Nel 1960 partecipa al Festival di Sanremo in coppia con Renato Rascel, vincendo con la canzone “Romantica”. Nello stesso anno gira altri due film, “Sanremo, la grande sfida” di Piero Vivarelli (con Teddy Reno, Domenico Modugno, Sergio Bruni, Joe Sentieri, Gino Santercole, Adriano Celentano, Renato Rascel e Odoardo Spadaro), e “I Teddy Boys della Canzone” di Domenico Paolella (con Delia Scala, Tiberio Murgia, Ave Ninchi, Teddy Reno e Mario Carotenuto).
Nel 1961 si ripresenta a Sanremo in coppia con Gino Paoli, presentando la canzone “Un uomo vivo”. Nello stesso anno vince “Canzonissima” con “Bambina, bambina”, che sarà l’ultimo dei suoi grandi successi. Dal 1962 abbandona il genere che lo ha portato al successo, accostandosi ad una musica più melodica, con cui però non riesce a ripetere i grandi numeri di vendita degli anni precedenti.
Nel 1964 presenta a Sanremo in coppia con Ben E. King il brano “Come potrei dimenticarti”.
Si ritira dal mondo della musica durante gli anni ’70 per dedicarsi a una sua altra grande passione, la pittura. Infatti espone i suoi quadri in diverse gallerie e conquista la stima e l’amicizia di Renato Guttuso.
Negli anni ’80 Dallara torna a riprendere l’attività di cantante che dura sino ad oggi, dal vivo o in televisione, animando alcune serate, facendo concerti e tour nazionali ed internazionali riarrangiando i suoi pezzi cantandoli con un nuovo swing ed a volte in compagnia di altri artisti.